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ANTIZIGANISMO

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L'antiziganismo è il pregiudizio su base razziale o culturale nei confronti di sinti e rom; si esprime in stigmatizzazione, incitamento all'odio, segregazione, violenza e diverse forme di discriminazione anche istituzionali, come ad esempio i censimenti.

Il genocidio dei sinti e rom ha rappresentato l’apice dell’antiziganismo.

L’indagine compiuta dall’Unione Europea nel 2019 rileva in Italia il più alto grado di antiziganismo d’Europa.

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Eva Rizzin racconta passato
e presente dell’antiziganismo

Eva Rizzin è responsabile dell’Osservatorio nazionale sull’Antiziganismo del CREAa dell’Università di Verona

Copertina dello Zigenuer-Buch

Lo Zigeunerbuch

Nel 1905 a Monaco di Baviera venne pubblicato lo Zigeuner-Buch (testualmente Il Libro degli Zingari), una raccolta di dati personali
e genealogici di 3350 persone appartenenti alla minoranza sinta.

Il censimento su base etnica venne commissionato alla polizia di Monaco per raccogliere dati e informazioni sulle presenze di sinti in Baviera, ma fu diffuso anche nel resto della Germania, in Svizzera e nell’Impero Austro-Ungarico.

Lo studio proseguì negli anni successivi:
nel 1936 erano stati schedati oltre 19.000 nominativi.

Rilevazione statistica

Il 24 settembre 1963 il Ministero dell’Interno, guidato da Mariano Rumor, inviò a tutti i Prefetti della Repubblica la circolare riservata n. 10.10895/12791.A(3) dal titolo “Zingari - rilevazione statistica”.

È questo il primo censimento su base etnica effettuato in Italia dopo la caduta del fascismo di cui si ha notizia.

Le persone sinte e rom italiane erano iscritte alle anagrafi comunali e rilevate nei censimenti nazionali, ma il Governo italiano ritenne necessaria la schedatura su base etnica di ogni famiglia riconosciuta come “nomade”, bambine e bambini compresi, perché “inclini a reati contro il patrimonio ed all’accattonaggio”.

Documento del censimento 2008

Stato di emergenza

Il 21 maggio 2008 l’allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, su richiesta dell’ex Ministro dell'Interno Roberto Maroni, ha firmato la “Dichiarazione dello stato di emergenza in relazione agli insediamenti di comunità nomadi nel territorio delle regioni Campania, Lazio e Lombardia”

Il 30 maggio 2008 l’ex Presidente del Consiglio ha firmato tre ordinanze, “Disposizioni urgenti di protezione civile per fronteggiare lo stato di emergenza in relazione agli insediamenti di comunità nomadi”, per Lombardia, Lazio e Campania - a cui nel 2009 si aggiungeranno Piemonte e Veneto. I provvedimenti nei confronti delle persone sinte e rom presenti nelle cinque regioni facevano esplicito riferimento a catastrofi naturali (come ad esempio un terremoto), dando pieni poteri ai Prefetti. Una delle misure speciali adottate fu il censimento su base etnica, con raccolta delle impronte digitali di tutte le persone, minori compresi, abitanti in luoghi riconosciuti come “campi nomadi”. Sono state censite anche famiglie abitanti in aree di loro proprietà.

Con la sentenza 6352 dell' 1 luglio 2009 il TAR ha annullato “l’art. 1, co. 2, lett. c), delle ordinanze del Presidente del Consiglio dei Ministri del 30 maggio 2008, laddove consentono di procedere sic et simpliciter all’identificazione delle persone, anche minori di età, attraverso rilievi segnaletici”.

Il 26 marzo 2013 la Suprema Corte di Cassazione ha dichiarato illegittima la cosiddetta “emergenza nomadi”.

Ad oggi non si ha notizia della distruzione dei dati raccolti dalle Prefetture.

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