La definizione più largamente utilizzata di ‘antiziganismo’ – un concetto entrato piuttosto di recente nel linguaggio politico europeo – si deve alla Commissione Europea contro il Razzismo e l’Intolleranza (ECRI). Si tratta di una definizione coniata tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila, quando l’ECRI ha emesso Raccomandazioni specificamente orientate alla lotta al razzismo e all’intolleranza nei confronti delle persone sinte e rom (si veda ad esempio la Raccomandazione di Politica Generale n.3, 6 marzo 1998).

Una definizione più recente è stata proposta dall’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA), che dal 2020 ha adottato la propria, una definizione operativa e giuridicamente non vincolante.

La definizione dell’ECRI per il Consiglio d’Europa

L’antiziganismo è una forma di razzismo particolarmente persistente, violenta, ricorrente e comune; si ricollega a un’ideologia fondata sulla superiorità razziale, è una forma di disumanizzazione e di razzismo istituzionale alimentato da una discriminazione storica, che si esprime, tra l’altro, con la violenza, il discorso di incitamento all’odio, lo sfruttamento, la stigmatizzazione e con le forme più manifeste di discriminazione.

La definizione proposta da IHRA

L’antiziganismo/discriminazione anti-Rom/Sinti è una manifestazione di espressioni e atti individuali, nonché di politiche e pratiche istituzionali di emarginazione, esclusione, violenza fisica, svalutazione della cultura e degli stili di vita di Rom e Sinti e discorsi di odio diretti ai Sinti e ai Rom e ad altri individui e gruppi, stigmatizzati o perseguitati durante l’era nazista, e ancora oggi, stigmatizzati come “zingari”. Ciò porta al trattamento di Rom e Sinti come un presunto gruppo estraneo e li associa a una serie di stereotipi peggiorativi e immagini distorte che vanno a rappresentare una forma specifica di razzismo.