Nelle istituzioni internazionali il termine utilizzato per riferirsi allo sterminio dei rom e dei sinti è “Porrajmos” o “Porajmos”, una parola che in romanés, nell’accezione indicata rispetto allo sterminio, significa «divoramento» e che rimanda alla profanazione della vita. Il termine fu proposto da Ian Hancock, professore rom dell’Università di Austin, in Texas, proprio per indicare la persecuzione e lo sterminio durante il nazifascismo.

Il termine Porrajmos è stato al centro di un intenso dibattito avvenuto anche all’interno dello Holocaust Memorial Council dell’omonimo museo di Washington, sulla possibile comparazione tra Porrajmos e Shoah. All’azione di Hancock è dovuto il riconoscimento internazionale dello sterminio dei rom e sinti come politica di eliminazione razziale. Dopo alcuni anni dall’introduzione del termine Porrajmos, si è sviluppato un intenso dibattito nelle comunità rom e sinte a livello internazionale sull’utilizzo di questo termine e sulla scelta più corretta di parole inerenti il tema dello sterminio. Porrajmos non è usato da tutte le comunità, poiché per alcune ha anche il significato di “stupro” ed è considerata una parola volgare, che non deve essere pronunciata.

Altri termini utilizzati nelle comunità per riferirsi al genocidio sono: Samudaripen (massacro), Baro Merape (grande sterminio), oppure Sintegre Laidi (sofferenza dei sinti) o KaliTraš (terrore nero).