Il campo di Prignano sulla Secchia, in provincia di Modena, è uno dei segni più evidenti dell’attività di censimento e rastrellamento organizzata dai prefetti e dalle forze dell’ordine in risposta all’indicazione di arresto di “zingari” in tutto il Regno.

Nel 2010, l’amministrazione comunale della cittadina, in collaborazione con l’associazione Them Romanò di Reggio Emilia e la Federazione Rom e Sinti Insieme, ha posto una targa in memoria dell’internamento di sinti, avvenuto all’interno del proprio territorio. 

In questo caso, i documenti presso l’Archivio Centrale di Stato non sembrano avere lasciato traccia del campo di Prignano. C’è stata invece la narrazione di un testimone diretto che aveva pubblicato un racconto rivolto soprattutto ai bambini: Giacomo Gnugo De Bar aveva narrato di essere nato a Prignano, in un campo di concentramento, dove erano stati rinchiusi tutti i sinti della sua comunità (tutti di cittadinanza italiana), tra il 1940 ed il 1943. La ricerca era proseguita in un racconto comunitario curato dall’antropologa Paola Trevisan. Si era poi aggiunto un testimone diretto, Giuseppe Esposti, che al tempo della prigionia aveva sei anni. 

Paola Trevisan e Vladimiro Torre, un sinto attivo nella ricerca storica locale, si sono poi recati al comune di Prignano in cerca di tracce dell’internamento. Le prove della prigionia erano evidenti: nel comune erano conservate le schede, titolate come «internati», sulle quali risultavano tutti i nomi delle famiglie sinte concentrate a Prignano. Ciò che era assente all’archivio centrale di Stato, era invece presente nel piccolo archivio comunale del paese e in alcuni documenti presso l’archivio di Modena che fornivano ulteriore prova della presenza del campo: vi si legge di diatribe con il proprietario dell’area, della mancanza di sussidio, dei problemi legati al campo di concentramento rispetto alla cittadinanza. Le schede conservate in Comune hanno permesso di dare un nome ed un cognome a tutti i sinti imprigionati in quel luogo.

Il campo di concentramento sembra essere sorto nell’autunno del 1940 su un terreno coltivato di proprietà di Gino Baldelli che si lamentò a più riprese della presenza dei sinti per i danni subiti. La direzione era affidata al podestà mentre il controllo era compito dei Carabinieri. A Prignano non c’erano baracche, ma si trattava di un vero e proprio terreno agricolo. Dopo il 1940 non ci furono nuovi internati, le famiglie restarono le stesse, fino al giorno dell’armistizio, quando il controllo dei Carabinieri si allentò e le famiglie ripresero la strada verso Modena. Appare verosimile che il campo di Prignano sulla Secchia sia sorto per rispondere immediatamente all’ordine di arresto di “zingari” emanato a livello nazionale e che poi abbia continuato a funzionare sul piano locale, senza prevedere l’ulteriore passaggio dei prigionieri ai campi di concentramento di Bojano e Agnone che diventavano i luoghi di prigionia indicati dal Ministero dell’Interno da riservare alla categoria  “zingari”.

Testi di riferimento:

G. De Bar, L. Puggioli, Strada patria sinta. Un secolo di storia nel racconto di un giostraio sinto, Fatatrac, Firenze, 1998. (il cognome di Giacomo Gnugo de Barre è a volte riportato anche come De Bar, come nel caso di questo testo)

P. Trevisan, Storie e vite di sinti dell’Emilia, Cisu, Roma, 2005.

P. Trevisan, Un campo di concentramento per zingari italiani a Prignano sulla

Secchia (Mo), in “L’almanacco. Rassegna di studi storici e di ricerche sulla società Contemporanea”, n. 55-56, Dicembre 2010, pp. 7-30.

La storia di Giacomo Gnugno De Barre

La testimonianza video di Giacomo Gnugo De Barre, sinto, nato nel campo di concentramento di Prignano.

La scheda di registrazione di Giacomo (Gnugo) De Barre nell’archivio di Prignano in cui sono registrate le presenze nel campo di concentramento. Egli nacque durante la prigionia.

La storia di Giuseppe Geca Esposti

Ascolta la sua testimonianza

La scheda di registrazione di Giuseppe (Geca) Esposti nell’archivio di Prignano in cui sono registrate le presenze nel campo di concentramento. Egli aveva 6 anni quando arrivò fu arrestato e portato nel campo.